Chiesa di San Martino


 

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Unica te­stimonianza materiale dello scomparso abitato di Mercurolio, abbandonato a partire dal 1263-1269, è l’attuale chiesa cimiteriale di Buttigliera ha origini più antiche del centro di cui fa parte, nato come “Villanova” di Asti verso il 1260-1270.

L’edificio dovrebbe risalire al periodo compreso tra il X e l’XI secolo.

Se ne ha testimonianza fin dall’anno 1034, quando divenne proprietà dei conti di Pombia e successivamente dei conti di Biandrate.

Dal XII secolo è documentala l’appartenenza della chiesa all’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Geru­salemme (lo stesso di San Leonardo a Chieri) e ciò fa supporre l’esi­stenza in locodi un “ospedale” per i pel­legrini, quale punto di appoggio non secondario di una via di comunicazione verso l’astigiano.

Infine passò al Comune nel 1799.

 

 

L’ARCHITETTURA E I PRINCIPALI INTERVENTI STORICI                                                                                                                                         

 

La chiesa è composta da una sola navata (18 metri per 8) coperta da un tet­to a capanna e completata da un’abside semicir­colare. Sono presenti poche aperture: oltre a quelle in facciata, solo quelle nell’abside, sovra­state da un arco a tutto sesto in con­ci di arenaria.

L’essenzialità nei vuoti e la discreta massa strutturale delle pareti in rapporto alle proporzioni volumetriche sono indicative della prima epoca romanica, in cui è stata eseguita costruzione.

 

Evidentissimi i numerosi rifaci­menti eseguiti in vario modo nei secoli successivi: si può ‘leggere’ questa evoluzione in maniera abbastanza chiara.

 

Nel 1876 il Comune decise di avviare importanti lavori di rifacimento, incaricandone l’ing. Giovanni Ferrando di Torino.     Tale rinnovo modificò pesan­temente le strutture preesistenti, con la realizzazione di nuovi ambienti ipogei, edificando una nuova facciata in stile neo­gotico e separando la navata unica in due ambienti, con la creazione di una sorta di nartece.

Le parti più antiche delle pareti sono caratterizzate da blocchi di arenaria rozzamente squadrati, mentre le zone più rimaneggiate, come quella absidale, si presentano in soli laterizi.

 

Ai fini della storia lo­cale, sono due sono gli ele­menti che aggiungono un valore specifico a questo edificio: i graffiti sulla parete esterna della volta, sul muro sud e gli affreschi dell’abside.

Secondo una tradizione diffusa nei borghi del Monferrato, è frequente incontrare pareti di edifici romanici, in particolare di chiese cimiteriali, recanti dei graffiti ot­tenuti incidendo l’arenaria con punte di ferro o legno: croci, cerchi, scale, figure di animali o antropomorfe si alternano a scritte o date.

 

Il muro verso sud è una sorta di libro pubblico dove i buttiglieresi hanno inciso per secoli, tra il 1500 ed il 1800, eventi e disgrazie.

Per esempio, grazie a un’iscrizione del 1522 si sa che in quell’anno la peste colpì anche Buttigliera.

Al 1544 risale invece la morte di sei donne a causa della caduta di un muro della chiesa.

Le famiglie contadine delle vittime, in questo caso, per mantenere vivo il ricordo dei propri cari, incisero qui i loro nomi.

Le lapidi dei defunti delle famiglie più ricche, al contrario, venivano qui conservate all’interno della chiesa.

Storicamente altre lapidi vennero affisse esternamente anche sul muro verso nord.

 

I dipinti dell’abside appartengono, pare, almeno a due artisti, di cui uno lavorò sul cati­no e l’altro alla parete.

 

Gli affreschi del catino rappresentano il Redentore, con ai lati le immagini simboliche dei quattro Evangelisti (il Bue e il Leone di grandi di­mensioni e l’aquila e l’angelo in secondo ordine). Ope­ra probabilmente di un artista locale, tutta la composizione appare ancora un po’ rozza e primitiva, ben lontana dal livello dei coevi affreschi chieresi del Battistero del Duomo.

Più esperta e preparata la mano del se­condo pittore, che lavorò alla parete sottostante raffigurandovi una serie di santi (in ordine da sinistra a destra: S. Sebastiano, S. Caterina e S. Bernardo da Mentone, S. Martino vescovo di Tour, S. Gottardo e S. Bernardo da Chiaravalle) in parte oggi cancellati da intona­ci successivi e interventi sulle murature.

 

I restauri più recenti                                                                                                                                                                                

Sulle parti meno compromesse degli affreschi absidali, recuperate e consolidate, è stato attuato un primo intervento nel 1993.

Nel 2008 l’Amministrazione co­munale, a fronte dell’avanzato stato di degrado delle finiture, ha redatto un complessivo progetto di restauro degli elementi architettonici, con il supporto della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte, le quali hanno contribuito in maniera rilevante al finanziamento delle opere.

La facciata in stile neogotico è stata consolidata nel 2009.

Per il resto, è stato programmato un primo lotto di la­vori, avviato nel 2012, che ha coinvolto il riposizionamento in quota ed il consolidamento della volta sfondata, non­ché la ripassatura della copertura, opere urgenti che hanno consentito di porre in sicurezza l’ambiente interno.

Si è inoltre intervenuti nello spazio interno del presbiterio, dove sono stati attentamente rimossi gli into­naci che rivestivano le due pareti d’ambito, riportando alla luce e valorizzando le murature miste in cotto ed arenaria, che definiscono il carattere del tutto parti­colare del romanico astigiano.

Un secondo lotto di lavori è stato avviato nel 2013, riguardante l’aula di in­gresso e le pareti esterne, ad esclusione di quella nord. Si è così in­tervenuti sulla restante parte dell’ambiente interno, consolidando o reintegrando gli intonaci, ricomponendo la cromia del soffitto ligneo ed eseguen­do il restauro di tutti i serramenti. E’ stato attentamente curato il rifacimento della pavimentazione, in quanto le matto­nelle in cotto avevano subito degradi e rot­ture che ne hanno permesso un recupero parziale.

Sui para­menti delle facciate è stata realizzata un’attenta azione di pulizia, sono stati ristilati i giunti in malta e sono state fatte delicate opere di cuci/scuci dei laterizi, al fine di non alterare eccessivamente la percezione storica della muratura. Gli interventi, conclusi da pochi mesi, han­no consentito di riportare l’edificio nel suo complesso ad una condizione di originaria bellezza ed assoluto valore storico.

 

All’interno del progetto Scrigni d’argilla, è previsto un intervento di manutenzione programmata sugli affreschi dell’abside.

 

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